PARTENZA: Passo Staulanza, Zoldo Alto – http://Passo Staulanza 32010 Zoldo alto BL https://maps.app.goo.gl/eELMMXNMdWHYsnjZ6

ARRIVO: Forcella d’Arcia, 2.476 mt. e Rifugio Venezia 1.947 mt.

TEMPO DI PERCORRENZA: 2h ore alla forcella d’Arcia + 2h al rif. Venezia + rientro 1h 30 soste escluse.

DISTANZA: 15 km – 1000 mt. dsl+

DIFFICOLTÀ: sentiero EEA. Non presenta difficoltà estreme se affrontato in condizioni ottimali. In caso di mal tempo il tratto attrezzato esposto può essere molto scivoloso.

CONSIGLIO DI ZAMPA: Un’escursione per tutti? Dipende dalle proprie capacità ed esperienze. E questo riguarda non solo noi ma soprattutto le nostre consapevolezze di mettere in sicurezza il nostro amico a 4 zampe che ci accompagna. In questo anello si affrontano ghiaioni e due brevi tratti attrezzati. Se soffrite di vertigini o non avete ancora un feeling totale con il vostro peloso vi consiglio di raggiungere solo il rif. Venezia seguendo l’ultima parte di questo itinerario.

Cai 480


Un’escursione che abbiamo in lista da parecchio unita ad un amico ci chiede di accompagnarlo, accettiamo e si parte. Il nostro anello parte dal Passo Staulanza (1.773mt.).

Ai piedi del Pelmo.

Doveroso e fermarsi un secondo al cospetto del sontuoso Pelmo, una roccia che erge solitaria, al centro di quelle che sono tra le più belle cime venete e che, dalla forcella e soprattutto dalla cima del Pelmo si possono ammirare a 360 gradi. Noi non raggiungiamo la cima (3.186 mt), che lasciamo affrontare per la Via Normale solo agli alpinisti (cengia di Ball).
Decidiamo di fare il giro in senso orario valutando che, anche se il dislivello in salita è maggiore in relazione ai km effettuati (700mt. dsl+ in 5 km), questo ci permetterà di affrontare il ghiaione a nord ovest e la forcella nella prima parte di giornata, soffermandoci al Rifugio Venezia per poi rientrare dal tranquillo sentiero CAI 472.

Si sale quindi per la traccia erbosa (CAI 480) a sinistra del grande pannello segnaletico e per 2 km si cammina senza salite importanti in mezzo al bosco. Usciti dal bosco ci troviamo di fronte al ghiaione, che si innalza alla nostra destra. Il sentiero è ben evidente ma come per tutti i ghiaioni prestiamo attenzione a non perdere la traccia complicando così la salita.

Un grosso masso con su scritto GIRO PELMO ci indica la via e cominciamo tranquillamente a salire. Il terreno è facilmente affrontabile, non troviamo fortunatamente zone smosse. Arriviamo in un km ad un primo valico nella Val D’Arcia, dal quale finalmente si riesce a vedere la forcella omonima. Un’altra oretta di cammino.

Verso forcella d’Arcia.

Noi decidiamo di mantenerci a destra della vallata, ai piedi del Pelmo, anche se la cartina indica di prendere il tracciato a sinistra. Il percorso sembra meno detritico e comunque il punto di arrivo è il medesimo. Ultimi metri alla cima, l’unico tratto che posso dire di aver trovato difficoltoso (la ghiaia frana sotto i piedi; un passo avanti e due indietro).

Vista da forcella d’Arcia.

Finalmente arriviamo (2.476 mt) e il panorama che ci circonda lascia attoniti. Sostiamo un po’ per far bere Sila, mentre noi studiamo il percorso. Attendiamo che un banco di nebbia insolente si sposti verso altri orizzonti, così da lasciarci scorgere l’imponente Valle del Boite.

Iniziamo la discesa mantenendoci a sinistra su quello che sembra un salto nel vuoto. Aggiriamo a sinistra una roccetta e ci si presenta di fronte una particolarissima lastra di roccia liscia e scanalata in verticale. Ora la traccia si porta verso destra a ridosso delle rocce del Pelmo trasformandosi da morbido ghiaione a cengia abbastanza esposta.

Cengia versante est.

Incontriamo infatti due tratti attrezzati da superare con cautela.

Tratto attrezzato con cordino.

Con il vostro peloso il consiglio è: scendere per primi e poi con calma farlo scendere in autonomia. Non legatevi il cane addosso che, se dovesse fare un salto troppo lungo, potrebbe sbilanciarvi verso l’esterno.

Seconda forcelletta.

Si giunge così ad una altra piccola forcella che espone l’occhio verso valle e verso il rifugio Venezia. Qui incontriamo un ulteriore ghiaione smosso che, dal mio punto di vista, a farsi in salita potrebbe essere musa si molte imprecazioni.

Rifugio Venezia, mt. 1.947

Scivoliamo giù veloci, Sila mi sta dietro sempre al guinzaglio, incontriamo gente e non voglio rischiare che Sila si agiti. Raggiungiamo la deviazione segnalata su di una roccia che indica l’attacco della via normale che porta in cima al Pelmo. In pochi minuti siamo al rifugio, gremito di avventori.

Una birretta ce la meritiamo e ci sistemiamo in disparte a brindare e condividere un panino. Ci rilassiamo al sole che finalmente ci degna della sua presenza. Numerose persone giungono al rifugio dal sentiero CAI 472. Dopo mezz’ora di pausa ristoratrice è tempo di ripartire, e ci avviamo verso sinistra (guardando il Pelmo) verso il bel prato che ospita qualche mucca dormiente.

Dal bivio il sentiero (CAI 472) vira totalmente a destra ai piedi del Pelmo, scendendo per poi risalire bruscamente per poche centinaia di metri. Il paesaggio cambia e rientriamo nel bosco circondati da una vegetazione ricca di pino mugo. Seguiamo il sentiero ben segnalato per circa due orette in un tranquillo sali scendi.

A causa del terreno particolarmente fangoso è stata posizionata una passerella in legno che percorreremo fino all’incrocio con la deviazione “sulle orme dei dinosauri” (circa 30 minuti) che noi ignoriamo; c’erano più persone in colonna qui che a Gardaland. In poco tempo giungiamo al passo Staulanza e all’auto.


Il Pelmo offre escursioni per tutti i gusti, è estremamente fotogenico e io ho trovato un posticino anche per lui nel mio cuore.


Buona montagna, ci vediamo in sentiero!

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